Tangerinn di Emanuela Anechoum
Cosa significa nascere in una terra e non sentirsi mai veramente accettati? Quanto rimane in noi della terra dei nostri padri anche se non l'abbiamo mai calpestata? Lo sradicamento dei padri può essere paragonato a quello più "cool" vissuto dalle nuove generazioni di expats?
Mina, non ancora trentenne, sta cercando di costruirsi una vita nella rutilante Londra quando riceve la chiamata della sorella che l'avvisa che Omar, il padre marocchino approdato molti anni prima in un piccolo paese della Calabria, è morto. Mina è così costretta a rientrare a casa e a confrontarsi con ciò che rimane della sua famiglia e le motivazioni che l'hanno indotta ad abbandonarla.
Nonostante una vita passata a lavorare onestamente, gestendo un bar frequentato prevalentemente da immigrati, e il matrimonio con una donna italiana da cui sono nate due figlie, Omar è sempre rimasto un immigrato agli occhi dei suoi compaesani senza riuscire mai ad integrarsi veramente.
Mina ha sempre amato e ammirato il padre per il coraggio avuto nell'abbandonare la propria terra d'origine ancora giovanissimo alla ricerca di un futuro migliore e si è sempre sentita molto simile lui nella sua sete di libertà. Non ha però mai compreso la rassegnazione con cui l'uomo ha accettato il suo destino da eterno paria, in questa piccola città di provincia per lei soffocante, senza rendersi conto che lei stessa viene vista allo stesso modo dalle finte amiche posh di Londra.
La partenza di Mina per Londra aveva creato una frattura nei loro rapporti e probabilmente è ormai troppo tardi per recuperare ciò che è andato perduto per sempre, o forse no...
Con una scrittura limpida e delicata, Emanuela Anechoum tratteggia un romanzo famigliare che parla di ricerca dell'identità e del proprio posto nel mondo e dell'ipocrisia di una società, quella occidentale contemporanea, che vorrebbe spacciarsi per inclusiva e globale e invece continua ad essere maledettamente classista e razzista a qualsiasi latitudine.
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