Il velo dipinto di John Curran, tratto dall'omonimo romanzo di W.S. Maugham



Ieri sera su Iris mi sono imbattuta nelle versione cinematografica del romanzo-feuilletton di W.S. Maugham. Premetto subito che questa è una delle rare volte in cui un film mi è piaciuto più del romanzo da cui è stato tratto. Il romanzo di Maugham non mi ha convinta del tutto, vuoi per lo stile un tantino "stucchevole"- non mi stupisce che sia stato pubblicato per la prima volta a puntate su Cosmopolitan -  o più probabilmente per i protagonisti, che ho trovato decisamente antipatici e anacronistici.

Siamo negli anni Venti in Inghilterra e Kitty, la protagonista, è una ragazza molto bella ma insopportabilmente fatua e viziata, che sposa senza amore il giovane batteriologo inglese Walter Fane soltanto per il gusto di riuscire a fregare sul tempo la madre e la sorella, meno bella di lei ma molto più fortunata in amore. Subito dopo il matrimonio si trasferisce col marito ad Hong Kong, dove conduce una vita da ricca signora borghese. Ben presto, delusa dal matrimonio e annoiata dalla mancanza di scopi nella vita, cade tra le braccia di un uomo affascinante, a sua volta sposato. Il marito è un tipo molto serio e un pò freddino, tutto preso dal suo lavoro, e sebbene dichiari più volte di amarla, non si capisce bene cosa intenda per amore. Per contro l'amante, il vicesegretario governativo Charles Townsend, racchiude tutti gli stereotipi dell'affascinante canaglia, senza però essere minimamente simpatico.

Il marito ben presto scopre la loro tresca e affronta la moglie, proponendole un patto: lui rinuncerà a chiederle il divorzio per adulterio se lei riuscirà a convincere Townsend a sposarla, oppure lei sarà costretta a seguire il marito in un villaggio dove si sta diffondendo un'epidemia di colera. Messa alle strette Kitty, che non ha nessuna intenzione di rinunciare alle comodità e all'amante, corre speranzosa da Charles e lo supplica di lasciare la moglie per sposare lei, ma questi ovviamente si rifiuta perchè non ha alcuna intenzione di mettere a repentaglio la propria carriera e soprattutto non prova niente di più che una semplice attrazione fisica per la sventurata. Così la poverina è costretta a seguire il marito in un villaggio dove il colera sta falcidiando la popolazione e dove si deve adattare a vivere in mezzo a mille disagi, al fianco di un uomo che la tratta con freddezza e disprezzo. Ma qui avverrà la catarsi: non avendo di meglio da fare, Kitty inizierà a frequentare un orfanotrofio gestito da suore e scoprirà il vero senso della vita, avviando così un percorso di crescita personale e di riavvicinamento al marito, che la porterà a scoprire la nobiltà d'animo dell'uomo che le vive accanto e a maturare un sentimento molto profondo nei suoi confronti.

Come va a finire non ve lo dico, altrimenti vi tolgo il piacere di scoprirlo da soli. Vi dico soltanto che il film ha un finale leggermente diverso rispetto al romanzo ma secondo me molto più coerente con il resto della trama. Come accennavo in apertura, il film mi è piaciuto molto più del romanzo per una serie di motivi, tra cui metto senz'altro il mio debole per i due attori protagonisti - Naomi Watts ed Edward Norton - che conferiscono maggior spessore ai protagonisti del romanzo e letteralmente illuminano la pellicola con la luce emanata dai loro volti, riuscendo a catturare l'attenzione dello spettatore durante tutto il loro lungo percorso di riavvicinamento reciproco. La regia magistrale di John Curran si è avvalsa di una fotografia meravigliosa, di un'ottima sceneggiatura e di una colonna sonora superba, composta da Alexandre Desplat, che ha meritatamente vinto il Golden Globe per la miglior colonna sonora originale nel 2006.

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