La settimana bianca, di Emmanuel Carrère



La neve ricopriva ogni cosa. I fiocchi continuavano a cadere, volteggiando dolcemente nel vento. Era la prima volta che Nicolas vedeva tanta neve, e dal fondo del suo sconforto provò un senso di meraviglia. L'aria semigelida della notte gli investì il petto seminudo, creando un violento contrasto con il calore della casa, addormentata alle sue spalle, come un grosso animale satollo dal respiro tiepido e regolare.

Romanzo breve ad altissima tensione psicologica, che si legge tutto d'un fiato, La settimana bianca è la dimostrazione, sempre che ce ne fosse bisogno, del grandissimo talento di questo autore. Da molti considerato il suo romanzo perfetto è anche l'ultimo che Carrére ha scritto prima di intraprendere la strada del romanzo biografico o d'inchiesta. 

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Protagonista è il piccolo Nicolas, da non confondersi con l'omonimo personaggio inventato da Renè Goscinny: un bambino apparentemente come tanti altri che parte per trascorrere una settimana di vacanza sulla neve insieme ad altri coetanei. Sin dalle prime pagine capiamo però che Nicolas è fragile, indifeso, e vive un rapporto conflittuale col padre che, se da un lato lo asfissia con il suo senso di protezione - pretende di accompagnarlo personalmente in auto impedendogli di salire in pullman con i suoi compagni di scuola -  dall'altro sembra non dare alcun peso ai reali problemi del figlio, come quello dell'enuresi notturna di cui Nicolas soffre e che il padre dimentica di comunicare agli educatori che dovranno prendersi cura di lui per tutta la settimana.

Pagina dopo pagina entriamo nel piccolo mondo di Nicolas, abitato da incubi e morbosità, e capiamo che qualcosa di terribile sta per accadergli. Carrére è abilissimo nel rendere minaccioso qualsiasi dettaglio, persino un fiocco di neve, una caldaia o i fari di un'automobile, trascinandoci in un vortice di terrore e facendoci tornare piccoli bambini spaventati proprio come il suo Nicolas.

Voto 10!


 

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