Lacci, di Domenico Starnone



"Ammesso che io ti abbia mai amato - e oggi non ne sono sicura: l'amore è un contenitore dentro cui ficchiamo di tutto -, è durata poco. Sicuramente per me non sei stato niente di unico, niente di intenso. Mi hai solo permesso di considerarmi una donna adulta: vivere in coppia, il sesso, i figli. Quando mi hai lasciata, ho sofferto soprattutto per quello che di me ti avevo inutilmente sacrificato. E quando ti ho riaccolto in casa, l'ho fatto solo per farmi restituire ciò che ti eri preso. (...) Sono passati gli anni, i decenni in questo gioco e ne abbiamo fatto una consuetudine: vivere nel disastro, godere dell'ignominia, questo è stato il nostro collante." Lacci, Domenico Starnone


Ho voluto riportare questo brano perché secondo me spiega in modo inequivocabile a cosa si riferisce il titolo, ovvero qual è il vero protagonista di questo romanzo: i lacci per l'appunto. Lacci metaforici che, come fili invisibili, legano indissolubilmente tra loro persone apparentemente incompatibili, creando una ragnatela vischiosa, fatta di bugie e rancori mai sopiti, che le intrappola in una vita che non avrebbero mai voluto vivere.

Il fatto di essersi scelti, di aver avuto dei figli insieme e creato una famiglia, di essersi ripresi dopo una separazione, non mette al riparo dalle frustrazioni e non garantisce di per sé l'amore, ma neppure l'affetto, la stima o l'amicizia. Il matrimonio è una scatola vuota e in quanto tale può essere riempita con qualsiasi cosa, anche con l'indifferenza, il disprezzo o la sete di vendetta. I segreti e i rancori finiscono per accumularsi come polvere sotto il tappeto ma prima o poi questa polvere alza il tappeto e possono farti inciampare.

Anche la maternità o la paternità non sono innati o così istintivi come la società vorrebbe farci credere. Amare i propri figli è una scelta che va rinnovata ogni giorno, pena la nostra e la loro infelicità. Immolarsi è inutile, anzi dannoso. Solo avendo il coraggio di essere pienamente se stessi e di vivere con gioia la propria vita è possibile amare costruttivamente.

Nonostante la sua brevità, poco più di un centinaio di pagine che si leggono tutte di un fiato, Lacci di Domenico Starnone è un romanzo che rimane dentro e fa riflettere a lungo. Non conoscevo Starnone, questo è il primo romanzo che leggo di questo autore napoletano, ma è stata una bellissima scoperta e sicuramente leggerò anche Via Gemito, con il quale vinse il premio Strega nel 2001.


Domenico Starnone
Lacci
Einaudi
2014, p. 133


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