Un giorno nella vita di Abed Salama - Anatomia di una tragedia a Gerusalemme, di Nathan Thrall

Nathan Thrall fotografato da Marc Asensio


"Quando a essere in pericolo erano bambini israeliani, Israele mandava gli elicotteri. Invece se c'era di mezzo un autobus in fiamme pieno di bambini palestinesi, gli israeliani arrivavano quando ormai tutti i bambini erano portati via."

In un momento così difficile e drammatico per la Palestina e Israele non è semplice avere una visione lucida di quanto stia accadendo in quelle terre martoriate ma è tuttavia necessario, proprio per cercare di fare un po' di luce nel buio pesto che sta avvolgendo Gaza e i suoi abitanti. Quando non riusciamo a dare un senso a ciò a cui assistiamo impotenti giorno dopo giorno, quando la violenza e la disumanità sembrano non avere più limiti, non esiste nulla meglio dei libri per cercare delle risposte e Un giorno nella vita di Abed Salama di Nathan Thrall, vincitore del premio Pulitzer 2024 per la Non Fiction, è sicuramente uno di quelli.

Nato in California da famiglia ebrea e laureatosi in Scienze Politiche alla Columbia University, Nathan Thrall è un giornalista indipendente residente a Gerusalemme e uno dei massimi esperti della questione israelo-palestinese. Ha diretto per dieci anni l’Arab-Israeli Project nell’ambito dell’International Crisis Group, l’ong transnazionale che fornisce consulenza ai governi e agli organismi intergovernativi sulla prevenzione e risoluzione dei conflitti e dal 2020 insegna al Bard College, dove tiene corsi incentrati sul conflitto tra arabi e israeliani. I suoi scritti sono comparsi su The London Review of Books, The Guardian, The New York Review of Books e The New York Times Magazine e sono stati tradotti in più lingue; le sue analisi hanno viaggiato tra le più importanti scrivanie della geopolitica mondiale, da Amnesty International all'ONU

A beneficio dei più riottosi, aggiungiamo che Thrall è considerato un simpatizzante della Palestina, quindi un traditore dagli ebrei, ma allo stesso tempo un nemico tra gli arabi, avendo sempre criticato aspramente gli estremismi dell'una e dell'altra parte e il pacifismo "convenzionale" che, a suo parere, non porta a soluzioni concrete. 

Accolto molto criticamente alla sua uscita, avvenuta pochi giorni prima dell'assalto di Hamas del 7 ottobre, Un giorno nella vita di Abed Salama, opera a cavallo tra romanzo e reportage,  ha invece conquistato milioni di lettori in tutto il mondo proprio per la capacità dell'autore di analizzare senza moralismo cosa realmente significhi vivere in Palestina. Attraverso la narrazione delle peripezie affrontate da Abed, un uomo palestinese alla ricerca disperata del proprio bambino di cinque anni rimasto coinvolto in un grave incidente stradale, e la ricostruzione della sua storia personale, che potrebbe essere quella di qualsiasi palestinese, Thrall è riuscito ad offrirci un affresco della storia di questo popolo dal 1949 ad oggi, tra limitazioni della libertà personale e dello spazio vitale sempre più kafkiane e disumanizzanti.




È impossibile non uscire cambiati dalla lettura di quest'opera che restituisce in maniera così vivida la dura quotidianità dei palestinesi, i loro sogni che si infrangono ogni giorno a causa dell'occupazione israeliana. L'obiettivo di Thrall, infatti, è proprio quello di restituire umanità e sensibilità a un conflitto intriso di odio e incomprensioni reciproche e, grazie all'empatia creata dalla storia di Abed, spingersi dove i ragionamenti non possono arrivare per smuovere le coscienze. 

Ho sottolineato larga parte del testo, soprattutto i passaggi chiave nella storia dei rapporti tra Israele e Palestina, in cui viene descritto il fallimento di qualsiasi tentativo di mediazione. Thrall è spietato e le sue parole, che non cercano mai il facile pietismo, sono precise e incisive come il bisturi di un chirurgo: la causa del "disastro morale" dell'apertheid palestinese risiede nella disumanità, nella tendenza a identificare i membri di uno o dell'altro schieramento alla stregua di animali. 

In una recente intervista rilasciata a Democracy Now! Thrall ha così risposto alla domanda sulla genesi del suo libro:

"Il libro è nato in risposta alla frustrazione provata lavorando per molti anni sui rapporti tra Israele e la Palestina e osservando come un periodo di intensa violenza, come la guerra a Gaza, porti immediatamente Israele e la Palestina nelle notizie, mobiliti gli studenti e attiri l'attenzione mondiale e di come i leader di tutto il mondo reagiscano invariabilmente chiedendo il ripristino della "tranquillità". Ciò di cui volevo scrivere in questo libro era che la cosiddetta tranquillità è tutt’altro per i palestinesi; è un sistema di dominio estremamente burocratico ed elaborato che dura da più di mezzo secolo e non porta da nessuna parte. Finché assistiamo a spargimenti di sangue periodici e chiediamo il ripristino della tranquillità che esisteva prima di quello spargimento di sangue, siamo condannati a vedere lo spargimento di sangue ripetersi e la mia intenzione era quella di scegliere qualcosa di apparentemente banale come un incidente d’autobus che coinvolge un gruppo di bambini di una scuola materna palestinese in gita per descrivere il sistema di controllo e il modo in cui le persone comuni, sia palestinesi sia ebree che vivono in quest'area, navighino attraverso il sistema che le controlla e allo stesso tempo implementino e creino questo sistema; quindi l'idea era di attirare l'attenzione del lettore su questo sistema profondamente ingiusto e pienamente sostenuto dagli Stati Uniti e dai suoi alleati occidentali."



La speranza di Thrall e di tutti noi lettori è che dalla disperazione possa nascere una forza in grado di rompere lo status quo e di restituire umanità a entrambi i popoli. Umanità è proprio la parola chiave per comprendere il romanzo e il suo autore. Lo conferma Abed Salama, il protagonista: «Ho visto Nathan piangere con me, soffrire con me, e mi sono fidato di lui all'istante».


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