La casa del mago, di Emanuele Trevi


Romanzo molto personale, commovente e ironico ma, allo stesso tempo, universale l'ultima opera di Emanuele Trevi, finalista al Premio Campiello 2024, in cui l'autore scandaglia ricordi d'infanzia e aneddoti relativi al suo rapporto con il padre, Mario Trevi, grande psicanalista junghiano, stimatissimo professionista ma genitore e marito distratto, sempre con la testa fra le nuvole o in mezzo ai libri, di cui decide di conservare intatta e occupare la casa/studio dopo la morte.

Nella grande casa ai Parioli abitata da Psiche, evocata non a caso anche dal titolo e posta al centro del romanzo coerentemente con il pensiero di Carl Gustav Jung che vedeva nella casa la perfetta rappresentazione della coscienza, Trevi prova a sciogliere l'enigma della figura paterna, per tutta la vita alle prese con la psicosi e i suoi demoni.

Per sfuggire all'insidia della memoria, ed evitare di mitizzare la figura del padre, Trevi decide di restituirci la sua immagine attraverso i suoi ricordi più intimi ma anche e soprattutto i libri da lui letti e sottolineati nel corso della sua vita. Quello di Trevi è anche un pretesto per condividere profonde riflessioni sul senso dei rapporti e dell'esistenza, supportato dal pensiero di grandi autori e intellettuali del novecento (oltre a Carl Gustav Jung ed Ernst Bernhard, mentori del padre, troviamo citati Natalia Ginzburg, Giorgio Manganelli, Peter Handke e Beppe Fenoglio). 

Così come Mario Trevi, "il Mago", era capace di ricollocare l'anima delle persone nella traiettoria del suo destino, lo stesso fa Emanuele, il figlio servendosi della parola letteraria. Due facce della stessa medaglia, potremmo dire, perché ognuno a suo modo interessato a comprendere l'essenza dell'animo umano.

In bilico tra memoir e saggio,"La casa del mago" è una lettura che scorre piacevolmente e diverte ma, allo stesso tempo, lascia un segno profondo.  

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