Patria di Fernando Aramburu e Resto qui di Marco Balzano




Quando le storie con la "s" minuscola ci aiutano a comprendere meglio la Storia con la "S" maiuscola.

Non è un caso se ho deciso di parlarvi nello stesso post di questi due romanzi, apparentemente distanti tra loro, sia dal punto di vista geografico che temporale dell’ambientazione. È stato un caso totalmente fortuito, invece, che io li abbia letti uno di seguito all’altro.

Il primo motivo che li unisce è il Premio Strega: a Fernando Aramburu è stato conferito lo Strega Europeo, mentre Marco Balzano si è classificato secondo al Premio Strega nazionale ma di fatto ne è il vincitore morale.

Un’altra importantissima similitudine è che gli autori hanno scelto di mettere al centro della narrazione delle famiglie messe a dura prova dalla Storia: le famiglie basche di Joxian e del Txato, cresciuti entrambi nello stesso paesino alle porte di San Sebastián, vicini di casa, inseparabili nelle serate all'osteria e nelle domeniche in bicicletta in Patria, e quella sudtirolese di Trina ed Erich in Resto qui.

Un altro elemento molto importante è il ruolo delle donne, vere protagoniste dei due romanzi. Apparentemente fragili e soccombenti, esse sono in realtà il vero collante che tiene unite le famiglie nei momenti più drammatici della loro esistenza.

In Patria di Aramburu, Miren e Bittori sono legate da una solida amicizia, così come i loro figli, compagni di giochi e di studi tra gli anni settanta e ottanta, fino a quando un evento tragico scava un cratere nelle loro vite, spezzate per sempre in un prima e un dopo: il Txato, marito di Bittori, è preso di mira dall'ETA e, dopo una serie di messaggi intimidatori a cui testardamente rifiuta di piegarsi, cade vittima di un attentato per mano, probabilmente, del figlio di Miren. 

Bittori si allontana dal paese per alcuni anni ma poi decide di tornare per ottenere giustizia. Attorno a loro si muovono i vari membri delle rispettive famiglie, ognuno con il suo carico di pena, dolore o sensi di colpa da scontare.

Con la sua scrittura nitida e dirompente, Fernando Aramburu racconta la Storia di una comunità lacerata, quella basca, attraverso le piccole storie quotidiane di gente comune, con affetti, amicizie, sentimenti feriti. 

In Resto qui di Balzano, Trina, una giovane donna di Curon in Sudtirolo, fa il suo primo, drammatico incontro con la Storia quando Mussolini mette al bando il tedesco, lingua madre della sua comunità, impedendo alle maestre come lei e la sua migliore amica Barbara di insegnare nella scuola pubblica. Più tardi, Trina conoscerà anche il dolore di perdere una figlia, scomparsa senza lasciare traccia e probabilmente rifugiatasi in Germania con gli zii per sfuggire alle leggi razziali e poter frequentare la scuola. 

Arriva la guerra e Trina decide di seguire il marito disertore in montagna, dove il freddo e gli stenti mettono a dura prova la sua resilienza. Finita la guerra e tornati finalmente a casa, non finiscono per Trina e la sua famiglia le sofferenze: tutta la comunità di Curon sarà messa nuovamente a dura prova dall’arrivo di imprenditori senza scrupoli. 

Il monologo interiore di Trina, che racconta la propria vita alla figlia scomparsa, rende il romanzo molto intimo e l’immedesimazione con la protagonista immediata.

Due romanzi imperdibili, commoventi e indimenticabili.

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